Scuola 2.0. Istruzioni per l’uso
Come trasformare l’”istituzione scuola”
in un contesto digitalmente abilitato, le tappe di un processo ineludibile
(Spaggiari Edizioni, pp. 301, 300
Paolo Ferri
La
rivoluzione digitale, sta trasformando
in maniera radicale il mondo della scuola e della formazione in tutti i paesi
sviluppati e no. LIM, notebook e tablet cominciano ormai ed “entrare in
classe”. Allo stesso modo varcano le porte della scuola altri strumenti
digitali interattivi legati ad Internet: gli ambienti virtuali per
l’apprendimento (classi virtuali), i video (lezioni o materiali di approfondimento),
i forum, i data base di contenuti digitali ecc.. Questi strumenti didattici
innovativi permettono allo studente di fruire del sapere e della formazione
anche al di fuori delle mura della
scuola, con i tempi e i ritmi che egli stesso può determinare.
Contemporaneamente
la didattica dentro l’aula diventa più attiva, le esercitazioni e i lavori di
gruppo si spostano in classe, con la supervisione e il supporto del docente. Le
implicazioni pedagogiche di questa inversione sono di grande rilievo, cambia il
ruolo degli insegnanti e gli studenti
diventano il centro del processo di apprendimento. La classe non è più il luogo
di trasmissione delle nozioni ma lo spazio di lavoro e discussione dove si
impara ad utilizzarle nel confronto con i pari e con l’insegnante, in questo
modo si realizza l’”inversione” del setting tradizionale e si
può parlare di flipped classroom (classe
ribaltata appunto - di cui ci siano già occupati in una articolo su questa
testata http://www.agendadigitale.eu/egov/372_come-sara-la-scuola-dei-veri-nativi-digitali-il-futuro-nella-flipped-classroom.htm).
Ma cosa significa impostare la propria didattica secondo queste nuove
metodologie “aumentate” e abilitate
dalla tecnologia? Per farlo è necessario
ragionare più in grande, si tratta di pensare un sistema “la scuola 2.0
aumentata dalle tecnologie” che inverta il tradizionale schema di
insegnamento/apprendimento ed il conseguente rapporto docente/discente ma deve
essere altrettanto ripensato in chiave digitalmente aumentata anche il “sistema
di gestione amministrativa” della scuola sia per la sua parte didattica che per
la sua parte organizzativa. Mi riferisco, in particolare, alla smaterializzazione delle iscrizione, dei
registri e degli scrutini; alla sostituzione dei manuali cartacei con basi dati
di “contenuti digitali per l’apprendimento”; e di conseguenza all’adozione di sistemi
software gestionali per l’amministrazione della scuola che abbattano la
burocrazia “gutemberghiana” e aumentino l’efficienza globale dei sistema sia
rispetto agli insengnati sia rispetto alle famiglie, ma soprattutto
rispetto agli studenti. Nel mio nuovo saggio Scuola
2.0. Verso una didattica aumentata
dalle tecnologie,
Spaggiari, 2013 ho provato ha fornire una guida per insegnanti e dirigenti
scolastici che vogliano intraprendere il
complesso ma sfidante obiettivo di trasformare la propria scuola in una “scuola aumentata dalle tecnologie”. Si tratta di una processo necessario, che
richiede investimenti, ma che è l’unico che possa mettere al passo l’istituzione
formativa con le esigenze e lo stile di apprendimento dei nativi” digitali
(Ferri, 20011, 2012). Sono i “nativi digitali” – prima ancora delle direttive
europee e della stessa Agenda digitale - che attraverso il loro “stile di
apprendimento digitale” suggeriscono oggi questa trasformazione. Richiedono di
essere indipendenti e costruire (oltre che condividere) le forme e i risultati
del loro apprendimento, appunto. Una trasformazione di sistema che coniughi una
nuova modalità didattica e una nuova modalità di gestione della scuola come
servizio sociale di “cittadinanza
attiva” . Per colmare il gap tra i nuovi
stili di apprendimento e comunicazione dei giovani e le strategie di insegnamento e
di gestione della nostra scuola, ancora molto tradizionali, occorre una
trasformazione radicale che implica la riprogettazione dell’intero sistema
scuola. E’ necessario cioè ridisegnare, con il concorso di tutti di Stakeholder,
Ministero, Dirigenti, insegnati, famiglie ed editori una nuova scuola
“aumentata” dalle tecnologie.
Nel mio nuovo
volume provo a ricostruire un quadro degli elementi tecnologici e metodologici
che solo integrati e armonizzati in un sistema organico e sinergico possono
concorrere a questo obiettivo. Un obiettivo che sul piano della crescita del
sistema paese si configura come il necessario miglioramento dell’asset strategico fondamentale di una
società: il suo sistema formativo, l’unico che possa migliorare la qualità dei futuri cittadini di una
società veramente informazionale. Un
particolare attenzione è stata dedicata ad analizzare l’impatto della
rivoluzione digitale sui contesti dell’educazione formale, quindi alla scuola e che la formazione continua (Long Life Learning), evidenziando come
sia necessario superare il digital divide
intergenerazionale tra “immigranti e nativi digitali”. Il problema è quello
di comprendere come “gettare ponti” e stabilire, attraverso le nuove tecnologie
della comunicazione digitale, tra le generazione significa rinforzare la
coesione sociale e mettere le basi per una reale innovazione culturale e
tecnologica.
E’ necessario
perciò che insegnanti e dirigenti comincino ad conoscere e ad implementare i nuovi strumenti della formazione digitalmente
aumentata: i nuovi setting d’aula che
riguardano la progettazione e l’organizzazione della didattica e le metodologie
di apprendimento/insegnamento; i Virtual Learning Environment (gli ambienti
virtuali per l’apprendimento), le diverse soluzioni software per la gestione
della formazione e dei processi organizzativi della scuola e i device hardware (tablet, LIM, smartphone, totem per la rilevazione delle presenze). Allo stesso modo è necessario che gli
operatori della scuola conoscano e comincino ad utilizzare realmente (e il
volume prova ad essere un guida anche in
questo) come pensare e progettare i nuovi
contenuti digitali per la scuola 2.0, integrando i contenuti digitali
offerti dagli editori con i materiali realizzati nel corso del tempo
dall’insegnante stesso e con i contenuti reperibili liberamente sulla rete
all’interno di basi dati freeware riconosciuti e validi (Kahn Academy, Ted,
Wikipedia). Ma proviamo a definire la road map della trasformazione della
scuola in Scuola 2.0, Scuola “digitalmente aumentata”.
Per
realizzare questo obiettivo è necessario in
primo luogo poter contare su di una infrastruttura digitale.
La scuola digitalmente aumentata è in primo luogo un ambiente scuola con
il pieno accesso a Internet e il Governo e il Ministero dell’Istruzione dovrebbero
rompere gli indugi e abbandonare le esitazioni e i tentennamenti nel reperimento delle risorse per il
cablaggio a banda larga delle scuole. La possibilità di essere connessi ad Internet
in classe attraverso una connessione potente
sia in upload che in dowload (20 mbit di banda sinctrona almeno) è, infatti, condizione necessaria perché tutti gli atri altri device
tecnologici presenti nell’ambiente didattico (LIM, tablet, sistemi di e-learning) non restino ciechi e muti. In seguito, il
corredo tecnologico minimo di una classe “digitalmente aumentata” comprende:
uno strumento di presentazione/rappresentazione video per accedere ai contenti
di Internet (la LIM o un video proiettore, interattivo o no), un notebook o un tablet per l’insegnate, che
funga da “cruscotto” di gestione del processo didattico e almeno 4 o 5 tablet o
notebook per gli allievi che permettano loro di svolgere le attività in piccolo gruppi. L’interazione docente/studente,
in questo modo, si trasforma radicalmente dal momento che si riduce molto il
tempo della “lezione frontale” e aumenta proporzionalmente il tempo dedicato al
problem solving cooperativo, al
monitoraggio e al supporto del lavoro degli studenti, così come quello dedicato
alla “revisione razionale” collettiva dei risultati dei lavori di gruppo condotti dagli studenti. Ma è tutta la struttura della scuola che deve
essere ripensata, proviamo a calarci nei panni dei dirigenti, degli insegnati
che vogliano avviare questo processo: i primi passi da compiere sono
-
una preventiva mappatura delle risorse
tecnologiche a disposizione della scuola ed individuare le persone sia tra il
personale insegnate che tecnico amministrativo che possano sostenere il
processo di innovazione. Questo permette di valutare in anticipo l’entità
economica e organizzativa del cambiamento e conseguentemente dell’investimento economico;
-
è
necessario, poi, stilare un piano operativo che preveda una progressiva
digitalizzazione dei processi didattici e amministrativi, un cronoprogramma che
pianifichi investimenti e tempi dell’intervento, operando in questo caso con
aziende che già lavorano in questo campo e confrontando una serie di preventivi;
-
devono
essere attivate un serie di azioni found
raising presso le istituzioni locali, sia pubbliche che private, presenti sul territorio per reperire le
risorse necessarie, anno per anno, per implementare progressivamente ed in
maniera sostenibile la digitalizzazione dei plessi scolastici di sua competenza.
Un altro punto fondamentale per la
cabina di regia della transizione al digitale della scuola è tenersi costantemente aggiornati attraverso
i siti istituzionali del MIUR, dell’USR e dell’UST e partecipare a tutti i
bandi che via via vengo aperti in tema di implementazione delle nuove
tecnologie a scuola, si tratta di un altro modo di reperire le risorse
necessarie al cambiamento.
E’ ovvio che non si possa trattare di
un processo di brevissimo o breve periodo. Bisogna ragionare in un’ottica
sistemica, step by step, partendo dal
necessario cablaggio a banda larga della scuola per poi passare alla
valutazione dei software e dei device
tecnologici necessari, e contemporaneamente avviando la formazione degli
insegnanti che deve essere - se possibile - precedente all’implementazione
operativa della tecnologia. E’ consigliabile poi partire con l’avvio del progetto
in alcune classi, che possono costituire un “pilota” che permetta di calibrare e
valutare le criticità del processo complessivo. E necessario poi il supporto e la regia delle
istanze centrali dagli Uffici Scolastici regionali, al Ministero dell’Istruzione. Su questo punto
l’azione di Governo dal centro di questo processo è ancora molto “balbettante”
come dimostra la recente “gaffe” del Ministro Carozza che ha posticipato di una
anno (al 2015-2016) la definitiva introduzione dei contenuti digitali per la
didattica. Sarebbe stato molto più opportuno evitare il
rinvio dell’ingresso dei contenuti digitali nella scuola. Ma questo è solo il
sintomo di una difficoltà più generale di questo esecutivo che, a
nostro avviso, non sostiene ancora a
sufficienza l’Agenda digitale della scuola definita dal Governo Monti.
La “gaffe” sui contenti digitali danneggia, infatti, l’intero impianto dell'Agenda digitale della
scuola e non solo. E' pericoloso dare un segnale di uscita da una traiettoria
già segnata, dove erano stati ipotizzati in maniera corretta i tempi per
allineare l'Italia all’Europa. Ricordiamo che il cambiamento, che stiamo
delineando, in tutti gli altri Paesi è già avvenuto e quasi sempre con un forte
commitment dal centro e dal governo.
Nel Regno Unito, ad esempio è stato il governo Balir a impostare e a finanziare
la digitalizzazione integrale del sistema formativo. E’ vero che la scuola
italiana non è ancora pronta a livello di infrastruttura, ma bisogna renderla
tale! Da qualche parte, cioè, è necessario cominciare a reperire i fondi e le poste di bilancio e non
si possono lasciare soli dirigenti e insegnati che spesso manifestano una forte
capacità di innovazione a livello locale.
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