Elinor Ostrom ha vinto il premio Nobel per l'economia, un importante riconoscimento per tutti coloro che difendono i beni comuni della conoscenza.
Ecco la scheda del volume che ho recentemente curato per Bruno Mondadori
Oggi attraverso internet la conosenza è potenzialmente disponibile per tutti con un solo click. Ma proprio nel momento della sua apparente maggiore accessibilità, il sapere è soggetto a norme sempre più restrittive sulla proprietà intellettuale, che limitano l'accesso alle risorse on-line. Queste nuove forme di ipermoderne enclosures mettono a rischio il carattere di bene comune della conoscenza. E proprio di fronte a tale pericolo, questo volume ribadisce che il sapere deve essere una risorsa condivisa, il propellente stesso per le moderne società che legano la loro prosperità e il loro sviluppo alla ricerca, alla formazione e alla massima diffusione sociale di saperi creativi e innovativi. Ma come preservare questo bene nell'epoca del neoliberismo informazionale globalizzato? Come evitare che il sistema ecologico-sociale della conoscenza "utile" venga travolto dalla privatizzazione? Per realizzare questo grande obiettivo democratico è necessario ripensare la proprietà intellettuale e il copyright, ma anche il ruolo delle biblioteche, delle istituzioni formative e delle forme di creazione e condivisione digitale dei saperi, così come il modo in cui i nuovi contenuti digitali possono essere conservati e resi disponibili attraverso il web. Open content, creative commons e open source possono costituire un efficace modo di garantire l'accesso alla conoscenza e una sua maggiore e più democratica diffusione globale.
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Elinor Ostrom ha vinto il premio Nobel per l'economia, un grande riconoscimento per chi studia e difende i beni comuni della conoscenza
Edizione italiana a cura di Paolo Ferri
LA CONOSCENZA COME BENE COMUNE | |
Dalla teoria alla pratica | |
Oggi attraverso Internet la conoscenza è potenzialmente disponibile per tutti con un solo click. Ma proprio nel momento della sua apparente maggiore accessibilità, il sapere è soggetto a norme sempre più restrittive sulla proprietà intellettuale, che limitano l’accesso alle risorse on-line. Queste nuove forme di ipermoderne enclosures mettono a rischio il carattere di bene comune della conoscenza. E proprio di fronte a tale pericolo, questo volume ribadisce che il sapere deve essere una risorsa condivisa, il propellente stesso per le moderne società che legano la loro prosperità e il loro sviluppo alla ricerca, alla formazione e alla massima diffusione sociale di saperi creativi e innovativi. Ma come preservare questo bene nell’epoca del neoliberismo informazionale globalizzato? Come evitare che il sistema ecologico-sociale della conoscenza “utile” venga travolto dalla privatizzazione? Per realizzare questo grande obiettivo democratico è necessario ripensare la proprietà intellettuale e il copyright, ma anche il ruolo delle biblioteche, delle istituzioni formative e delle forme di creazione e condivisione digitale dei saperi, così come il modo in cui i nuovi contenuti digitali possono essere conservati e resi disponibili attraverso il Web. Open content, Creative Commons e open source possono costituire un efficace modo di garantire l’accesso alla conoscenza e una sua maggiore e più democratica diffusione globale. Con contributi di: David Bollier, James Boyle, James C. Cox, Shubha Ghosh, Charlotte Hess, Nancy Kranich, Peter Levine, Wendy Pradt Lougee, Elinor Ostrom, Charles M. Schweik, Peter Suber, J. Todd Swarthout, Donald J. Waters. Edizione italiana a cura di Paolo Ferri | |
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Premessa all’edizione italiana di Fiorello Cortiana Introduzione all’edizione italiana: La conoscenza come bene comune nell’epoca della rivoluzione digitale di Paolo Ferri I. STUDIARE I BENI COMUNI DELLA CONOSCENZA 1. Introduzione: Panoramica sui beni comuni della conoscenza (di Charlotte Hess e Elinor Ostrom) 2. Lo sviluppo del paradigma dei beni comuni (di David Bollier) 3. Un framework per l’analisi dei beni comuni della conoscenza (di Elinor Ostrom e Charlotte Hess) II. PROTEGGERE I BENI COMUNI DELLA CONOSCENZA 4. Contrastare la “recinzione”: rivendicare i beni comuni della conoscenza (di Nancy Kranich) 5. Merton liberato? Accesso libero e decentralizzato a materiali culturali e scientifici (di James Boyle) 6. Preservare i beni comuni della conoscenza (di Donald J. Waters) III. COSTRUIRE NUOVI BENI COMUNI DELLA CONOSCENZA 7. Creare un bene comune attraverso il libero accesso (di Peter Suber) 8. Come costruire un bene comune: la proprietà intellettuale è limitante, agevolante o irrilevante? (di Shubha Ghosh) 9. L’azione collettiva, l’impegno civile e i beni comuni della conoscenza (di Peter Levine) 10. Il software gratuito/open source come modello per l’istituzione di beni comuni nella scienza (di Charles M. Schweik) 11. La comunicazione scientifica e le biblioteche: le opportunità dei beni comuni (di Wendy Pradt Lougee) 12. EconPort: creare e mantenere un bene comune della conoscenza (di James C. Cox e J. Todd Swarthout) | |
LA CONOSCENZA COME BENE COMUNE | |
Dalla teoria alla pratica | |
a cura di Paolo Ferri | |
Oggi attraverso Internet la conoscenza è potenzialmente disponibile per tutti con un solo click. Ma proprio nel momento della sua apparente maggiore accessibilità, il sapere è soggetto a norme sempre più restrittive sulla proprietà intellettuale, che limitano l’accesso alle risorse on-line. Queste nuove forme di ipermoderne enclosures mettono a rischio il carattere di bene comune della conoscenza. E proprio di fronte a tale pericolo, questo volume ribadisce che il sapere deve essere una risorsa condivisa, il propellente stesso per le moderne società che legano la loro prosperità e il loro sviluppo alla ricerca, alla formazione e alla massima diffusione sociale di saperi creativi e innovativi. Ma come preservare questo bene nell’epoca del neoliberismo informazionale globalizzato? Come evitare che il sistema ecologico-sociale della conoscenza “utile” venga travolto dalla privatizzazione? Per realizzare questo grande obiettivo democratico è necessario ripensare la proprietà intellettuale e il copyright, ma anche il ruolo delle biblioteche, delle istituzioni formative e delle forme di creazione e condivisione digitale dei saperi, così come il modo in cui i nuovi contenuti digitali possono essere conservati e resi disponibili attraverso il Web. Open content, Creative Commons e open source possono costituire un efficace modo di garantire l’accesso alla conoscenza e una sua maggiore e più democratica diffusione globale. Con contributi di: David Bollier, James Boyle, James C. Cox, Shubha Ghosh, Charlotte Hess, Nancy Kranich, Peter Levine, Wendy Pradt Lougee, Elinor Ostrom, Charles M. Schweik, Peter Suber, J. Todd Swarthout, Donald J. Waters. Edizione italiana a cura di Paolo Ferri | |
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Premessa all’edizione italiana di Fiorello Cortiana Introduzione all’edizione italiana: La conoscenza come bene comune nell’epoca della rivoluzione digitale di Paolo Ferri I. STUDIARE I BENI COMUNI DELLA CONOSCENZA 1. Introduzione: Panoramica sui beni comuni della conoscenza (di Charlotte Hess e Elinor Ostrom) 2. Lo sviluppo del paradigma dei beni comuni (di David Bollier) 3. Un framework per l’analisi dei beni comuni della conoscenza (di Elinor Ostrom e Charlotte Hess) II. PROTEGGERE I BENI COMUNI DELLA CONOSCENZA 4. Contrastare la “recinzione”: rivendicare i beni comuni della conoscenza (di Nancy Kranich) 5. Merton liberato? Accesso libero e decentralizzato a materiali culturali e scientifici (di James Boyle) 6. Preservare i beni comuni della conoscenza (di Donald J. Waters) III. COSTRUIRE NUOVI BENI COMUNI DELLA CONOSCENZA 7. Creare un bene comune attraverso il libero accesso (di Peter Suber) 8. Come costruire un bene comune: la proprietà intellettuale è limitante, agevolante o irrilevante? (di Shubha Ghosh) 9. L’azione collettiva, l’impegno civile e i beni comuni della conoscenza (di Peter Levine) 10. Il software gratuito/open source come modello per l’istituzione di beni comuni nella scienza (di Charles M. Schweik) 11. La comunicazione scientifica e le biblioteche: le opportunità dei beni comuni (di Wendy Pradt Lougee) 12. EconPort: creare e mantenere un bene comune della conoscenza (di James C. Cox e J. Todd Swarthout) | |
1 comment:
molto intiresno, grazie
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